Grazie dei pesci
Di Roby Noris
E sempre con questo sparuto, forse anche più ridotto, gruppetto di intellettuali un po’ masochisti (quelli che hanno l’autoradio sintonizzata su Rete 2), domenica mattina (replicato lunedì a mezzanotte!) mi sono goduto a “Paganini”, sulla TSI, un gioiellino di documentario intitolato “Un’altra vita” su un corso di violoncello ad alcuni ragazzini di Minsk in Bielorussia, con un insegnante appassionato e carismatico, che spiegando i pezzi ai suoi allievi ne faceva rivivere la struttura rendendo quasi tangibile la forza emotiva carica di significato di quelle note; ricordate nel film Amadeus di Forman quando Mozart morente detta a Salieri il Confutatis? Il genitore di un allievo del documentario, anche lui musicista, riferendosi alla drammaticità del contesto sociale in cui vivono, parlava dell’esperienza musicale come di una “certezza”.
Ho scaricato da internet alcuni pezzi musicali in Mp3 del compositore Karlheinz Stockhausen e di Sainkho Namtchylak una cantante siberiana della regione di Tuva vicino alla Mongolia, entrambi musicisti straordinari che purtroppo non posso far ascoltare quasi a nessuno perché il gusto musicale medio non permette di gioire di queste perle che appaiono alla maggior parte di coloro che mi circondano, quando sono benevoli, come strani suoni: ero quindi sorpreso e particolarmente gratificato nel vedere che dopo qualche ora da qualche angolo del mondo qualcuno si è collegato col mio PC per poter scaricare e ascoltare a sua volta quei pezzi musicali.
Ma cosa fa la differenza fra i milioni, forse miliardi, di persone che si divertono con stupidissimi talkshow (o sognano di poterlo fare aspettando che le parabole arrivino anche da loro) e quei pochi che in modi diversi cercano il senso dell’esistenza, sono affascinati dalle possibilità del pensiero umano, contemplano opere d’arte, approfondiscono temi sociali e lottano per un mondo più solidale, hanno sete di conoscenza, e perdono quasi sempre le loro battaglie? Non credo ci siano particolari privilegi incisi sulla mappa genetica di nessuno ma che tutto, o quasi tutto si giochi sul fronte dell’acquisizione di informazioni, sulla loro elaborazione e sul modo di entrare in relazione con gli altri a partire da questo patrimonio; l’educazione insomma, la fatica dell’apprendere e del crescere e relazionarsi nel maturare quanto appreso.
In un divertente libro di fantascienza “Diario di un autostoppista galattico” lo scenario è quello della distruzione della terra poiché intralciava il passaggio di un’autostrada galattica. I piani di questi lavori erano a disposizione di chi volesse consultarli ma nessun umano andò mai a vederli, né si preoccupò mai minimamente nonostante i numerosi richiami. All’avvicinarsi dei lavori, poco prima della distruzione del pianeta, i delfini, che in tutti i modi avevano cercato di comunicare agli umani l’urgenza della questione, sgomenti di fronte a tanta stupidità se ne andarono lasciando questo messaggio (diventato poi il titolo del terzo libro di questa saga): “ADDIO E GRAZIE DEI PESCI”.
Sperando che i delfini si sbaglino, sperando che valga la pena di insistere nel tentativo di comunicare anche con chi sembra comprendere solo il linguaggio dei talkshow che finirà per convincere tutti che “Il grande fratello” non è mai stato un libro apocalittico di Orwell ma solo una forma divertente di “real TV”, in attesa dell’inizio dei lavori dell’autostrada galattica, cordialmente vi auguro Buona Pasqua.